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“Le donne? Hanno il cranio piccolo e sono moleste”. Serve tutta l’ironia di Veronica Pivetti per smontare secoli di folli teorie

“Le donne? Hanno il cranio piccolo e sono moleste”. Serve tutta l’ironia di Veronica Pivetti per smontare secoli di folli teorie

Un evergreen del pensiero reazionario dà il destro per riflettere in teatro sulla psiche, sulla personalità femminile e scoprire che ancora oggi l'emancipazione femminile viene sopportata con grande fatica. La Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi propone il 6 giugno, alle 21 al Teatro Eden di Viareggio e il 19 giugno al Teatro San Rocco di Seregno “L’inferiorità mentale della donna” di Giovanna Gra con protagonista Veronica Pivetti, liberamente ispirato all’omonimo trattato di Paul Julius Moebius.

Il filo conduttore del 2025 è “Intelligenza”, un tema suggerito dal filosofo Massimo Cacciari, che esplora il concetto in tutte le sue sfaccettature: dalla dimensione umana a quella artificiale, attraversando letteratura, scienza, filosofia, arte e musica. Ma, torniamo a questo spettacolo che mette in scena testi che in pochi conoscono, fra i più discriminanti, paradossali sull’universo femminile. Spunti, loro malgrado, esilaranti, fra scritti razionali del secolo scorso, bizzarre teorie della scienza e della medicina a proposito dell’unico, vero, orrorifico Frankenstein della storia moderna: la donna.

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Una sfida perfettamente nelle corde di questa brillante e acuta attrice, conduttrice televisiva e scrittrice nata a Milano nel 1965, che imperla ogni suo progetto con la sua devastante verve, con una personalità e una femminilità fuori dagli schemi e dai cliché. Una dote necessaria per affrontare con autorevolezza questo scritto reazionario del 1900, che sottolinea quanto, secondo il famoso neurologo, le donne siano dotate di crani piccoli, di un peso del cervello insufficiente, che le signore siano provviste di una totale mancanza di giudizi personali e che quando le stesse pretendono di pensare, siano moleste, nonché protagoniste di riflessioni che immancabilmente non fanno altro che renderle peggiori.

Veronica, ha senso partecipare una rassegna sull'intelligenza, che poi è il tema che quest’anno si è data La Milanesiana?

“Certo, anche perché, grazie a Dio questa rassegna non è sull'intelligenza artificiale, ma sull'intelligenza naturale e di questa intuizione sono estremamente grata a Elisabetta Sgarbi. L’argomento mi sembra assolutamente abusato in questo periodo, ma è bene cominciare a riflettere sul suo significato. Il mio spettacolo lo fa indagando il pensiero di un signore che sosteneva che le donne non possedessero intelligenza o comunque ne avessero una infinitamente inferiore all'uomo”.

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Un argomentazione che scatena il dibattito?

“Certo, non è utile, ma necessario parlare di intelligenza. Il brutto è che c'è un sacco di uomini che ancora pensano che la donna sia inferiore a loro in tutti i livelli. A ristabilire la verità delle cose contribuisce questo spettacolo che portiamo in giro per il secondo anno e che andrà in tour anche la prossima stagione. Ce lo richiede un pubblico fortissimo di donne e di uomini entusiasti. Maschi che magari sono usciti di casa con un pensiero e sono tornati con un altro ben chiaro nella mente. Che ci sia in giro un atteggiamento misogino e razzista nei confronti delle donne lo sappiamo, ma ci auguriamo che questo spettacolo faccia riflettere , sia una sorpresa positiva e piacevole perché si ride, ma è anche impegnato”.

E questo fa la differenza.

“Uno dei motivi del suo grande gradimento sono le citazioni. Non solo di Moebius, ma del medico, antropologo, giurista e criminologo Cesare Lombroso, di Voltaire e di un sacco di figure, come Ambrose Bierce un giornalista americano che nel 1910, scrisse il dizionario del diavolo dove diceva che la donna era un animale che si trovava nei pressi dell'uomo. Queste sono solo alcune delle perle che riproponiamo, ma ovviamente la cosa più importante è parlare della donna che da sempre sta vivendo un periodo di grande difficoltà. L’emancipazione grazie a Dio è inevitabile, lo è per i popoli, lo è quindi anche per le donne, lo è per tutti”.

Ma, per le donne viene spesso sopportata con grande fatica.

“E talvolta addirittura genera la violenza di uomini in difficoltà nei confronti delle donne. Si avverte un patimento maschile quando la donna si emancipa, pretende sempre di più, pretende il giusto, pretende i suoi diritti, pretende attenzione, pretende rispetto. Cioè delle cose che dovrebbero essere date per assodate e per logiche e che invece non lo sono storicamente. È aberrante quello che pensano certi signori e noi lo sottolineiamo anche con riferimenti che fanno sorridere, perché talmente surreali, paradossali. Sul palcoscenico dico cose ahimè tutte vere, riporto testimonianze reali. Nella piéce ci sono momenti incredibili, a cominciare dal titolo che è ovviamente una provocazione, argomenti che sembrano dei paradossi, ma purtroppo non lo sono e quindi scatenano una grande ironia triste. Piano, piano la gente capisce che non mi sto inventando una parola. Il mio personaggio, che è questa sorta di immaginaria assistente di Moebius è l'unico inventato. Raccoglie e amplifica le tesi del suo mentore, del suo professore che lei venera. Alla fine diventa un personaggio paradossalmente ancora più maschilista di lui. Questo crea incredulità, sento il mormorio del pubblico e quanto stupore suscitino queste tesi che vengono accolte con risate amare, risate di gusto, molta commozione e grande indignazione. Lo spettacolo indaga tutto lo scibile dell'emotività umana, scateniamo tanti sentimenti e mettiamo il pubblico a dura prova, lo schiaffeggi un po', ma poi è estremamente partecipe, perché sa che gli stiamo raccontando tutte cose che purtroppo sono anche certificate: la fantasia è stata messa nella scrittura, non certo nel materiale che viene evocato”.

Insieme a lei sul palco c'è Anselmo Luisi.

“È un body percussionist, cioè un signore che suona tutto, oltre a se stesso. Crea un’atmosfera molto divertente e contribuisce a dare ritmo al tutto. Il mio è un monologo ma ho al fianco questa presenza di cui dispongo in tutti i modi: gli voglio bene, poi non gli voglio più bene, lo maltratto, lo tratto bene e lui interviene sonoramente nella storia. La nostra è una collaborazione, uno scontro incontro continuo che un po' alleggerisce anche certi momenti particolarmente critici del racconto con un accompagnamento sonoro assolutamente originale e anche inusuale”.

Il risultato è uno spettacolo adatto a esorcizzare in parte i femminicidi?

“Purtroppo è un problema che va avanti da tanti anni. Se ne parla in continuazione, ma il discorso dovrebbe essere allargato ai ragazzi. Per questo abbiamo invitato alcuni studenti in vari comuni dove ci siamo trovati a fare lo spettacolo. I giovani si sono mostrati veramente interessati, sono stati catturati da una narrazione curata, colorata e intensa. C'è molta musica, io canto varie canzoni, per cui è anche estremamente accattivante e anche di facile fruizione, se non fosse che poi appunto l'argomento è molto sostanzioso. Ma, viene trattato in maniera così inusuale che cattura inevitabilmente l'attenzione anche di quelle generazioni che pensiamo siano unicamente interessate al loro cellulare, ai social. È una grandissima vittoria!”.

Perché le quote rosa sono ancora necessarie, spiegato con una metafora

Proporrà altri progetti quest'anno?

“Verso l'autunno andrà in onda “Balene”, una fiction per RaiUno, che ho finito di girare proprio due giorni prima di ridebuttare con lo spettacolo. Quattro serate per una nuova fiction di un discorso molto al femminile, ma fra donne adulte. È la storia di due sessantenni, come me, visto che ho appena compiuto 60 anni. Con Carla Signoris, ridendo e scherzando troviamo il modo di affrontare realtà a limite, se non addirittura scomode. Col sorriso è più facile far digerire i concetti più complicati. Subito dopo riprenderò la tournée de “L’inferiorità mentale della donna” e una nuova edizione di Amore Criminale” che andrà in onda all'inizio della stagione. Negli unici momenti liberi mi dedicherò e lo devo assolutamente fare a un libro col quale sono in un ritardo di circa un anno e mezzo. Anche questo è mirato al femminile. Sono una donna e scrivo di donne e parlo principalmente alle donne. Non solo perché leggono molto più degli uomini, ma perché mi piace parlare di quello che conosco”.

Luce

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